L’atteso incontro con il dott. Vaccaro - Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Foggia - e con il dott. Giuseppe Gatti - Sostituto Procuratore della Repubblica DDA presso il Tribunale di Bari - lo scorso 27 febbraio, presso l’Auditorium del Liceo Scientifico “G. Marconi” di Foggia per discutere di cultura della legalità.
“La cultura della legalità parte dalla conoscenza” esordisce il dott. Vaccaro e “dalla conoscenza deriva la consapevolezza e dalla consapevolezza la responsabilità e l’impegno” prosegue il dott. Gatti; un dialogo serrato a due voci, perfettamente in sincrono, dal quale emerge la consapevolezza che la conoscenza non è frutto di un trasferimento verticale di nozioni ma di rapporti di condivisione di storie ed esperienze; ed è dalle storie individuali e personali e da storie di casi, indagini ed incontri che prende l’avvio l’incontro. Dalla pacifica Urbino –un solo omicidio in sei anni- alla Procura di Foggia (dove si contano ormai ben trecento omicidi di mafia di cui l’80% irrisolti) e poi alla DDA di Bari, il percorso del dott. Gatti si intreccia sempre più con quello del dott. Vaccaro, rientrato volontariamente quest’anno dalla sede di Larino nella sua città, per ricoprire l’incarico di Procuratore Capo e combattere l’emergenza mafiosa che la attanaglia.
I magistrati incarnano essi stessi un valido esempio di quel “Noi” che intende contrapporsi alla anti-cultura mafiosa che è egoismo, individualismo sfrenato, violenza e nega la libertà degli individui e che vorrebbe tutti assoggettati al proprio volere; una cultura che spesso si nutre, come è stato ribadito anche in questo incontro, di indifferenza, acquiescenza, connivenza.
Traspare dalle parole degli ospiti dell’incontro –introdotto dal Dirigente Scolastico Prof.ssa Piera Fattibene e da Federica Bianchi, della Sezione Provinciale di Libera- una passione, un’energia comunicativa non comune unita alla volontà di trasmettere alla platea di studenti e docenti dell’istituto presenti in gran numero, un messaggio che è frutto di quotidiano impegno e dedizione e che si nutre della speranza nella possibilità di promuovere, da parte dei giovani e di tutta la società civile del nostro territorio, un autentico riscatto morale e sociale.
“La presenza mafiosa nel nostro territorio è stata a lungo sottovalutata e negata e ciò le ha permesso di radicarsi sempre più profondamente, approfittando di quei vuoti che la situazione ambientale ha consentito, insinuandosi nelle attività economiche da noi più lucrose ovvero il settore agricolo e turistico, creando quel clima di assoggettamento e di intimidazione che si nutre di situazioni di illegalità e di corruzione che è proprio del fenomeno mafioso” afferma il dott. Gatti dando poi una definizione precisa delle caratteristiche e delle peculiarità della cosiddetta “Quarta mafia” a partire dai soggiorni obbligati di esponenti della ‘Ndrangheta e della Camorra che hanno involontariamente creato fenomeni di contaminazione mafiosa nel nostro territorio; le affiliazioni in carcere -i cosiddetti “battesimi”-; il successivo tentativo della Sacra Corona Unita - nella persona di Giuseppe Rogoli - di diffondersi nel foggiano ed alla conseguente famosa strage del “Bacardi” avvenuta nel 1986 che vide la fine del clan Laviano e l’affermazione di quelli vicini alla Nuova Camorra di Raffaele Cutolo, fino all’attuale strutturazione delle varie realtà mafiose - come sottolineato anche nel rapporto semestrale della Commissione Parlamentare Antimafia presieduta dall’On. Rosy Bindi - organizzate sulla base di rapporti familiari (il “familismo”) che rende ancora più forte il vincolo di omertà mafiosa e suddivise approssimativamente tra un’area garganica (i “Montanari”), il nord della Capitanata ed il foggiano e l’area sud della Capitanata e Cerignolana con varie propaggini nell’attuale provincia BAT.
“La Società foggiana presenta caratteri di tradizione e modernità “ prosegue il dott. Gatti “essendo caratterizzata dalla ferocia spregiudicata dei cutoliani e da un familismo che la rende impenetrabile - data l’assenza di affiliazioni in carcere e di collaboratori di giustizia a partire dal 2007 - ma anche capace di infiltrarsi nel tessuto economico allargando il suo raggio d’azione dalle iniziali attività di contrabbando di sigarette al sistema delle estorsioni e del racket, al traffico di droga, fino ad attività la cui apparente legalità cela attività criminose” (come consorzi di “guardiania” o di consulenza che celano estorsioni a danno di commercianti ed imprenditori). “Cosi accade che la libertà sia il prezzo che tanti cittadini pagano in cambio di tranquillità e sicurezza “mettendosi a posto” ovvero anticipando la richiesta estorsiva stessa…”
Tuttavia, come è stato sottolineato dai magistrati -che hanno visto spesso i loro percorsi professionali e umani intrecciarsi e che sono abituati a lavorare in team- segnali incoraggianti provengono anche dalle recenti cronache giudiziarie: come il processo d’appello riguardante fenomeni estorsivi compiuti a Vieste -la cui sentenza, veramente storica, ha riconosciuto la presenza in loco di organizzazioni di tipo mafioso- ed in cui, veramente significativa è stata la presenza di tanti cittadini accanto agli imprenditori che hanno denunciato le estorsioni subite, segno che un riscatto morale e sociale che è ancora possedibile.
Alle tante domande degli alunni e dei docenti presenti (sui pericoli di infiltrazioni mafiosa nelle prossime elezioni, sui rischi personali che corre un magistrato impegnato nello svolgimento di indagini sulla mafia, sulle possibilità di combattere le mafie locali proprio in ragione della loro arcaica struttura ed articolazione…) hanno risposto sottolineando sempre la necessità di sostituire alla legalità dell’io quella del noi, di non lasciarsi paralizzare dalla paura dei rischi riguardanti la propria incolumità personale ma di trasformare la paura in volontà ed impegno.
“È tempo di un grande risveglio delle coscienze, di investire in percorsi educativi che creino una vera e propria rivoluzione culturale e sociale nel nostro territorio” ha poi ribadito il dott. Vaccaro sottolineando come ogni cittadino possa dare il proprio contributo alla diffusione di una cultura della legalità adottando anche semplici comportamenti quotidiani - come evitare di frequentare locali ed esercizi commerciali gestiti da organizzazioni mafiose e viceversa sostenere attività legalmente “virtuose” -
Concludendo, il Dirigente, dopo aver sottolineato la grande capacità comunicativa mostrata dagli ospiti della serata, ha nuovamente ribadito l’impegno che docenti ed alunni stanno mostrando nel costruire percorsi di legalità che -come è stato sottolineato da Federica Bianchi e dal dott. Vaccaro - non hanno nella giornata del 21 marzo un punto d’arrivo, quanto piuttosto un punto di partenza per una generale rinascita sociale e culturale.
Prof.ssa Marina d’Errico