Nell’ambito delle uscite didattiche organizzate dal Dipartimento di Storia e Filosofia del Liceo Scientifico “G. Marconi” di Foggia, che ha già accompagnato gli alunni in visita ai Castelli Federiciani e a Napoli, le classi 3A e 4A, insieme ai docenti Antonietta Pistone e Antonio Milazzi, e coordinate dal professor Domenico Laratro, hanno visitato, lo scorso 28 marzo, la città di Matera, titolata nel 1993 dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità, e Capitale Europea della Cultura 2019.
La storia della città dei sassi risale già al Paleolitico, mentre i primi insediamenti abitativi si sono strutturati nel Neolitico. Matera è suddivisa in sasso caveoso, il più antico e tipico della “casa grotta”; e sasso barisano, perché rivolto verso la città metropolitana di Bari, e più edificato e meno rudimentale del caveoso. La roccia calcarea e porosa della Murgia Materana, chiamata impropriamente tufo, rende possibile la raccolta delle acque piovane, che vengono convogliate in grosse cisterne, tuttora attive soprattutto nella zona del caveoso. Esistono anche abitazioni molto piccole, occupate da una sola persona, e costituite da un unico ambiente di soli sette metri quadri, nel quale si ritrovano la cucina e la zona notte, più il bagno. La tipicità del sito è costituita, però, essenzialmente dalle case grotta, assolutamente scavate nella roccia, e dalla raccolta delle acque piovane, attraverso le cisterne.
I ragazzi hanno potuto visitare il sasso barisano; il sasso caveoso; la casa grotta del Casalnuovo, ormai eretta a museo del territorio; la Cattedrale romanica, dedicata alla Santa Patrona della città, la Madonna della Bruna, completamente rivisitata in stile barocco al suo interno, con rifiniture in oro zecchino; le principali piazze di snodo della zona del centro storico; la cisterna delle acque piovane, nella Cripta di S. Andrea, perché dopo l’anno mille il sito era luogo di culto religioso dedicato al Santo omonimo. Parte di questo percorso nel caveoso è segnata dalle stazioni della Via Crucis, che si tiene in questi giorni, fra i riti della Settimana Santa precedente la Pasqua.
Nella storia d’Italia i sassi materani occupano un posto particolarmente importante, perché testimoniano la vita che il popolo meridionale conduceva, anche dopo l’Unità d’Italia del 17 marzo 1861, e fino alla prima metà del Novecento. Fu proprio Alcide De Gasperi che, dopo aver visitato la città di Matera nel 1952, ordinò, per legge, su invito dell’allora Ministro Colombo, lo sgombero immediato dei sassi nel 1954. Il sito fu definito vergogna italiana, per le condizioni disumane di vita in cui le popolazioni del Mezzogiorno erano costrette ad abitare. Mancavano illuminazione elettrica, e rete idrica e fognaria. Le case grotta erano quasi del tutto prive di finestre e punti luce naturali e, non essendo mai illuminate dalla luce del sole, risultavano estremamente umide e malsane. Inoltre, uomini, donne e bambini vivevano a stretto contatto con gli animali, dal momento che nei sassi non esisteva differenza tra stalla e abitazione. Le condizioni igieniche erano, perciò, del tutto improponibili.
Solo negli anni Ottanta cominciò una riqualificazione dei sassi materani, grazie ad alcuni studi storici che portarono alla ribalta la situazione della città di Matera, e di tutto il Mezzogiorno italiano, ma anche il valore intrinseco della storia in cui è il territorio naturale ed antropomorfizzato a parlare, raccontando direttamente i fatti, così come sono stati e sono tuttora.
Tipici della città di Matera sono il pane, chiamato cornetto per la sua forma particolare, ed il cucù, fischietto a forma di gallo che la tradizione vuole venisse utilizzato dagli innamorati quando volevano dichiararsi alla donna amata, e chiedevano la sua mano al padre. A seconda del pregio del fischietto si poteva evincere anche la consistenza economica dello sposo, e della sua dote.
Al ritorno le classi hanno fatto tappa ad Altamura, città pugliese della provincia di Bari, tipica per la tradizione del pane che risale, nel forno di Santa Chiara, addirittura al 1400.
La tradizione meridionale del pane antico è stata volutamente sottolineata nel percorso della visita didattica per richiamare la memoria storica della civiltà contadina e rupestre, cui è intrinsecamente ed ancestralmente legato il nostro Mezzogiorno d’Italia.