Foggia, “una terra di risorse umane straordinarie”
E’ con queste parole che don Luigi Ciotti ha salutato il lungo corteo –più di ventimila persone- che ha preso parte alla mobilitazione dello scorso Venerdì 10 Gennaio cui ha partecipato anche la nostra comunità scolastica.
Non “luogo di nessuno”, dunque, in preda al “magma” eruttante della città -come ha asserito qualcuno- ma un cuore pulsante, ricco di umanità: una città che ha deciso di sollevarsi e di lottare e che dimostra di aver “costruito un noi” come attesta la partecipazione larghissima di rappresentati delle istituzioni, di esponenti della magistratura e delle forze dell’ordine che tanto hanno fatto e continuano a fare per restituire il territorio alla legalità -come attestano gli arresti, i processi, le perquisizioni che si susseguono incessantemente anche in questi giorni- dei sindacati, del mondo dell’associazionismo e delle scuole di Foggia e provincia.
Preceduta da un momento assembleare nel corso del quale i nostri studenti hanno espresso tutte le loro paure e timori – in primis di essere costretti a lasciare la loro città per costruirsi altrove un futuro migliore- ma anche la loro determinazione a dire basta a chi ruba loro il futuro, a chi ha deciso di non dare tregua a chi cerca di costruire una città migliore, ricca di opportunità di lavoro e di vita. “La pace è la strada” è stato detto nel corso della riunione alla quale hanno partecipato attivamente alunni e docenti molti dei quali si sono ritrovati, solo poche ore dopo, a sfilare nel corteo accanto alla loro Dirigente. Con i colori della pace ci siamo ritrovati alla fine del lungo corteo che è sfilato per le vie della città, tutti uniti ad ascoltare le parole sofferte ma ferme dei parenti delle vittime (i figli di Panunzio e di Marcone, i parenti dei fratelli Luciani) le accorate parole del Vescovo e quelle ricche e vibranti di Don Ciotti: un’autentica iniezione di fiducia, una sollecitazione a continuare, a non cedere al ricatto mafioso, a non retrocedere anzi ad andare ancora avanti per costruire una cultura che è innanzitutto solidarietà, attenzione verso i bisogni dell’altro, di chi è più debole perché non può esserci legalità senza giustizia sociale, senza una politica che lavori per il bene comune. “Stare dentro la vita delle persone” “Ci vuole coraggio ad avere più coraggio” “La debolezza e la forza vanno tenute insieme”. Ognuno di noi è chiamato a contribuire alla realizzazione di questo progetto: “non sono ammesse diserzioni”: l’appello senza se e senza ma di Don Ciotti investe anche e soprattutto noi docenti, che dovremmo forse parlare più spesso ai nostri alunni del grande libro della Costituzione ed aiutarli a decodificare un mondo sempre più ambiguo e confuso, che desta in loro angoscia e preoccupazione ma cui guardano anche con forza e determinazione.
Della Puglia don Ciotti ha ricordato tre grandi nomi: quelli di San Pio da Pietralcina, di Giuseppe di Vittorio e di Don Tonino Bello, prossimo alla canonizzazione: tre esempi fulgidi di vita anche per chi non è credente ed ai quali dobbiamo guardare con ammirazione e gratitudine così come ai tanti che quotidianamente cooperano per migliorare il volto di questa città a partire da presidio di Libera. Foggia non è un “bed and breakfast” diviso in modo manicheo tra “una normalità miope bigotta e provinciale” da una parte e “guerriglia”: per noi che, a dispetto di tutto, a Foggia vogliamo rimanere e non fuggirvi (come si dice proverbialmente) e che vogliamo che anche i nostri giovani riversino qui le loro energie, il loro intelletto, la loro forza morale, non dobbiamo cedere al disfattismo, al cinismo, al pressappochismo perché essere docenti è innanzitutto saper essere, saper dire “parole autentiche, misurate, inequivocabili per dire no alla violenza in tutte le sue espressioni” perché sappiamo che è finita solo se ci arrendiamo.
Marina d’Errico