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Caporalato, l’ingiustizia (in)visibile

Uomo Mondo, al via il ciclo di incontri “Speranze di pace”

caporalato

Caporalato: una forma illegale di reclutamento e organizzazione della manodopera nel lavoro dipendente, sanzionata dagli ordinamenti di vari Stati del mondo.

Questo il tema al centro dell'incontro “Caporalato” per la serie “Speranze di pace”, tenutosi lo scorso 29 gennaio 2021, organizzato in via telematica dal Progetto Uomo-Mondo del Liceo Scientifico “Marconi” di Foggia, che ha visto come ospite Magdalena Jarczak, Segretaria provinciale di Flai-Cgil, e la partecipazione di 55 ragazzi e 4 docenti.

“L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia”. Così si esprime Antonio Gramsci nel suo testo "Indifferenti" l'11 febbraio 1917, in un passo letto durante l’incontro.

E nella terra della Quarta Mafia l'indifferenza, o per meglio dire l'omertà, è all'ordine del giorno; il territorio della Capitanata è tristemente noto, ormai da molti anni, specchio di una società che lascia passare in secondo piano l’umanità a favore dell’economia, ricca di presenze senza dignità.

Con la morte dell’agricoltura, a causa di un’esasperata massimizzazione dei profitti, è morta anche la terra e così a lungo andare c’è la morte degli esseri umani.

Le vittime del caporalato lavorano nei campi per la raccolta dalle otto alle quindici ore al giorno, vengono pagati pochissimo, 2 o 3 euro all’ora o addirittura a pomodori, senza pausa e costantemente sotto il controllo dei caporali, nella speranza di ottenere abbastanza soldi per arrivare almeno a farsi una doccia e per un pasto.

Nelle campagne, i migranti vengono costretti a condizioni di vita deplorevoli, come nella zona di Borgo Mezzanone, dove queste persone occupano dei casolari abbandonati, senza acqua corrente, senza luce, senza gas, con servizi igienici inesistenti sostituiti da latrine in amianto, privati della propria dignità e identità.

O come nel campo bulgaro, situato in una sorta di “terra di nessuno”, poiché nessun comune riconosce la proprietà del territorio, dove le malattie infettive e sessualmente trasmissibili sono all'ordine del giorno, dove mancano i determinanti di salute, cioè i diritti come l’habitat, l’istruzione, l’accesso ai servizi sanitari, il lavoro, la sicurezza del lavoro e la legalità.

O come ancora nel “Ghetto di Rignano”, dove d’estate per la raccolta del pomodoro arrivano più di 2000 africani, luogo che esiste perché, nel sistema produttivo agricolo italiano e pugliese, basato sull’intensività senza guardare al rispetto né della terra né delle persone, il caporalato è una comodità in quanto fornisce una forza lavoro a poco prezzo, troppo poco.

Le varie baracche di fortuna sono organizzate come un piccolo villaggio, con numerosi servizi a pagamento auto-organizzati: ristoranti, bazar, panifici, meccanici, sarti, ma anche i servizi igienici, infatti il costo di una doccia con acqua riscaldata nei barili è di 50 centesimi.

L’acqua potabile, raccolta in una cisterna, è una risorsa limitata, utilizzata solo per bere, mentre quella non potabile, che arriva attraverso una pompa, viene utilizzata per la pulizia del corpo e dei vestiti ma anche per bere.

Ma sicuramente il servizio più richiesto è quello del trasporto, necessario per arrivare nei campi a lavorare e in molte occasioni i caporali hanno a disposizione più di un’autovettura, arrivando a guadagnare ancora di più, sfruttando chi non ha possibilità di recarsi lì in autonomia.

Magdalena arrivò dalla Polonia circa venti anni fa, paese all'epoca in crisi, e arriva in Italia per mezzo di un conoscente, che si rivela poi essere un caporale, per il quale la donna diventa schiava di una politica di lavoro durissima.

Racconta di essere stata lei stessa proprio in quei campi, sottolineando come siano cambiate solo le nazionalità delle persone sfruttate dal caporalato, ma non le condizioni disumane in cui lavorano o in cui sono costretti a vivere. Ha anche ricordato il triste episodio che ha visto scomparire, dal 2000 al 2006, 119 cittadini polacchi, sbarcati in Italia per fare i braccianti o le badanti e mai più ritrovati, e gli episodi di agosto 2018 che hanno visto la morte di 16 migranti in incidenti stradali mentre venivano condotti nei campi a lavorare per il caporale.

Magdalena riuscì pian piano a sfuggire da questo tunnel senza uscita, arrivando oggi a ricoprire la carica di Segretaria provinciale di Flai-Cgil, incarico che le permette di combattere ogni giorno contro le ingiustizie rivolte ai più deboli, continuando a regalare speranza al territorio e aspettative più alte a chi è da sempre alla ricerca di un futuro migliore.

Ci spiega anche che con la Legge sul caporalato, entrata in vigore il 4 novembre 2016, si sono inasprite le pene per chi commette questo genere di reati e di come, con il primo Piano triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020-2022), siano stati previsti più sistemi soprattutto di prevenzione, con maggior vigilanza e contrasto, uniti a protezione, assistenza e reinserimento socio-lavorativo per le vittime.

Grazie proprio a questi passi in avanti, sempre più persone si rivolgono al sindacato, uno spiraglio di luce che offre loro non solo la possibilità di avere dei diritti, ma anche la possibilità di essere guidati a denunciare.

Lo speriamo per loro ma anche per noi e per la nostra terra. Che il nostro riscatto cominci proprio dalla soluzione di questa assurda situazione disumana?

Sara Delli Carri, 4B

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